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Cinque sensi

Leggere libri

Non cercare nei libri belle lezioni da imparare. I buoni libri devono farti male, cambiarti la vita. 

David Trueba – Aperto tutta la notte

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Cinque sensi

Il sapore delle riviste sgualcite

Ogni tanto mi fermo a guardare la nostra raccolta di numeri di Internazionale. E’ ormai da qualche anno che li riceviamo ogni settimana a casa e, grazie anche alla poca pubblicità che ospitano, è un piacere tenerli da parte per sfogliarli di tanto in tanto.

Quasi tutti i numeri sono archiviati nelle migliori condizioni, un po’ perché professo con successo l’arte del trattare-bene-riviste-e-libri (e pretendo seguaci tra chi mi sta intorno), un po’ perché il tempo per leggerli è sempre risicato.

Di tanto in tanto incontro però un numero sgualcito, con la copertina sbiadita e le pagine consunte. Dopo un po’ di meraviglia mi è tutto improvvisamente chiaro. Quello è il numero che ho portato in Grecia, questo quello che era con noi in traghetto verso la Croazia, quest’altro lo leggevamo in treno verso Firenze.

Ritorno per qualche secondo a quella vacanza, a quelle giornate in cui c’è tutto il tempo per leggere ogni articolo, ogni piccola notizia, senza fretta. E spero ci siano molte altre riviste sgualcite nella nostra biblioteca, in futuro.

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Cinque sensi

Compilation

L’avvento dell’Ipod e della playlist mi avevano fatto quasi dimenticare il duro lavoro del sabato pomeriggio, quando ci trovavamo tra amici per scegliere i brani da inserire nella famigerata “cassetta”. Me l’ha ricordato questo brano:

Mi ci vollero delle ore per mettere insieme quel nastro.

Per me, fare una cassetta è un po’ come scrivere una lettera – è tutto un cancellare e ripensarci e ricominciare daccapo[…]

Registrare una buona compilation per rompere il ghiaccio non è mica facile. Devi attaccare con qualcosa di straordinario, per catturare l’attenzione (all’inizio pensai di cominciare con “Got to get you off my mind”, ma poi mi resi conto che c’era il rischio che Laura non andasse mai oltre la prima canzone del lato A, se le davo subito quello che si aspettava, così finii col seppellire Solomon Burke in mezzo al lato B), poi devi alzare un filino il tono, o raffreddarlo un filino, e non devi mescolare musica nera e musica bianca, a meno che la musica bianca non sembri musica nera, e non devi mettere due canzoni dello stesso cantante di seguito, a meno che non imposti tutto il nastro a coppie, e… beh, ci sono un sacco di regole.

Nick Hornby, Alta Fedeltà

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Cinque sensi

La compagnia

Che cosa succede col passare degli anni a una generazione organizzata nelle sue compagnie? Alcuni lasciano il paese, altri si assorbono nel lavoro e nelle famiglie, i nuclei perdono consistenza, l’intero senso della cosa si modifica senza che ce ne accorgiamo.Nel modo come ci andiamo cercando l’un l’altro, si vede ancora quanto erano forti i vincoli di una volta. Poche gioie sono migliori di quella che si prova incontrandosi con gli amici quando si torna chi alla domenica chi una volta al mese chi all’estate chi a caso. In fondo si pensa ancora che gli amici siano le persone più piacevoli che abbiamo conosciuto, quello con cui si starebbe insieme più volentieri; però si sente anche che questo pensiero è quasi solo un’abitudine. A volte pare che siamo amici perché eravamo amici; spesso non abbiamo molto da dirci, tranne parlare di quando eravamo amici. Nasce tutto un culto dei fatti del passato; riuniti alla sera, non siamo mai stanchi di ripetere le storie e gli aneddoti di un repertorio che anche le mogli sanno ormai da molto tempo a memoria.

Luigi Meneghello, Libera Nos a Malo

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Cinque sensi

Precedenze

Avrei iniziato il suo libro più famoso, Mattatoio n. 5, probabilmente in un paio di mesi. Era già pronto nella nostra libreria, in scaletta dopo “Mi chiedo quando ti mancherò” di Amanda Davis e “Flatlandia” di Edwin Abbott.

Invece mi ha tirato un brutto tiro e se ne è andato, senza che potessi conoscerlo neppure un poco.

Allora nell’ultima settimana, di sera e al parco, ho cambiato l’ordine di queste inutili precedenze , e l’ho letto tutto d’un fiato.

Quasi non ci sono personaggi, in questa storia, e quasi non ci sono confronti drammatici, perché la maggior parte degli individui che vi figurano sono malridotti, sono solo trastulli indifferenti in mano a forze immense. Uno dei principali effetti della guerra è, in fondo, che la gente è scoraggiata dal farsi personaggio.

Kurt Vonnegut, Mattatoio N.5

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Cinque sensi

Notizie dal parco

“Tracce” è il nome della rivista cartacea che il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi porta nelle case dei residenti nei comuni del parco.

Una bella rivista in grande formato, una decina di pagine, stampata su carta ecologica, che ricevo sempre con molto piacere e consumo nell’arco di una serata. E’ un modo per capire in che direzione si muove il parco e se tra le iniziative proposte ce n’è qualcuna che vale la pena seguire, come è successo qualche anno fa con l’intervento di Marco Paolini al lago del Mis.

La rivista è semestrale, ma non vedendola più consegnare da oltre un anno temevo in una ristrettezza di fondi. Supposizione che è stata confermata dal numero invernale della rivista che è stato stampato grazie ai fondi del programma Leader+.

Una fortuna, se non fosse che più che guardare al futuro si è parlato di consuntivi e di cosa è stato fatto nel 2006. E’ stata più che altro l’occasione per sapere quante interessanti iniziative mi sono perso l’anno scorso…

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Il pampalugo

Pampalugo, una parola pensavo esistesse solo nel colto vocabolario di mio padre, insieme a mambrucon, maluton e altri complimenti del genere.

L’ho però trovato l’altra sera tra le pagine del bel “Libera nos a malo” di Luigi Meneghello. Ho allora svolto un sondaggio tra amici e colleghi, ma il termine non sembra molto diffuso dopotutto, anche se Google gli dedica comunque 3200 occorrenze, tra cui anche un bar.

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Cinque sensi Girovagando

Cosa si legge in giro

Penso di essere una persona che ha fatto degli “affari suoi” un motivo di vita, ma non riesco a non scrutare chi legge in treno, metropolitana, su una panchina, vicino a me.

Sono curioso di capire cosa sta leggendo e soprattutto se quel libro, in passato, è stata anche una mia passione.

Dapprima lancio un veloce sguardo per tentare di capire dalla copertina, anche senza riuscire a leggere il titolo, di cosa si tratta.

Se non mi semba di riconoscerlo non demordo, perché potrebbe essere un’edizione che non conosco di un libro che però ho letto. Allora mi concentro, stringo un po’ gli occhi, e riprovo. A questo punto è quasi impossibile che l’altro non se ne accorga, ma per il momento o fa finta di niente, oppure sorride.

Una volta scoperto di che libro si tratta, e magari avuta la conferma che l’ho già letto anch’io, non mi fermo di certo. A questo punto si tratta di trovare il segnalibro, così da cercare di capire a che punto della storia si trova il mio anonimo lettore. Sarà già arrivato al punto in cui muore la madre? in cui hanno avuto l’incidente di macchina? in cui si scopre che era tutto un sogno? Adesso il lettore mi guarda un po’ scocciato, ma poi ritorna tra le sue pagine.

L’ultima volta che mi è capitato di scrutare qualcuno in questo modo è stato nella metropolitana di Parigi. Ho visto una ragazza con un libro la cui copertina ha subito attirato la mia attenzione. Ed è stata una fortuna, perché si trattava di qualcosa che conoscevo, La Trilogia della città di K. di Agota Kristof (solo che trattandosi di una lettrice francese stava in realtà leggendo La Trilogie des jumeaux). E non era mica una lettrice qualsiasi: ha comperato una “edizione speciale a tiratura limitata”, che manifestava tutta la sua specialità con una bella copertina bianca e rigida.

Con tutta probabilità, visto dov’era inserito il segnalibro, ancora non è arrivata nel punto in cui i due gemelli si separano, ma vivono ancora entrambi nella casa che fu della nonna.

Ma io non gliel’ho detto, non volevo mica rovinarle la lettura…

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Cinque sensi

Libri e ingranaggi

Leggere un libro di 1400 scritte fitte fitte come “Infinite jest” di David Foster Wallace e poi passare immediatamente alla “Trilogia della città di K” di Agota Kristof è come usare per mesi un ingranaggio che fa fatica a scorrere e improvvisamente, dopo una bella oliata, si muove in velocità.

Ho faticato non poco a leggere Infinite jest, anche se arrivato nei dintorni della fine mi sarebbe piaciuto diluire le ultime pagine in modo da prolungarne l’esperienza. Dopo alcuni mesi di lettura certosina, è difficile abbandonare improvvisamente personaggi descritti così bene da conoscerli come veri amici.

Ma anche Trilogia della città di K, che ho letto in poco più di un weekend, riesce a descrivere in poche frasi essenziali e dirette ambienti e personaggi lasciando al lettura la giusta quantità di fantasia per costruirci attorno le proprie architetture e profili umani.

Due libri così distanti da essere quasi in simbiosi quando si leggono di seguito.